Lucca accoglie il congresso

 

Lucca è pronta ad accogliere il XXIII Congresso Nazionale delle Fondazioni di Origine Bancaria e delle Casse di Risparmio Spa, organizzato dall’Acri ogni tre anni (vedi il Programma).

 

Il capoluogo toscano è facilmente raggiungibile in treno, in aereo o in auto (vedi Come raggiungere Lucca).

 

La città
Lucca è un comune di circa 87mila abitanti, capoluogo di provincia, posto nella parte Nord occidentale della Toscana, sulla sponda sinistra del fiume Serchio, tra il Mar Tirreno, da cui dista una trentina di chilometri, l’altopiano delle Pizzorne a Nord e il Monte Serra a Sud, che la separa dalla vicinissima Pisa. Famosa per i suoi monumenti storici, è una delle città d’arte più note d’Italia, in particolare per le numerose e bellissime chiese – è infatti chiamata “la città dalle cento chiese” – e per una cinta muraria rinascimentale (XVI-XVII secolo, sorta su stratificazioni medievali e romane) di oltre quattro chilometri, completa e fra le meglio conservate d’Europa, la cui parte sommitale dei terrapieni è oggi un bellissimo passeggio pubblico alberato. Gli storici attribuiscono l’origine di Lucca ai liguri piuttosto che agli etruschi, ma senz’altro essa si strutturò in età romana a partire dal 180 a.C. Occupata dai goti nel 400 e dai bizantini nel secolo successivo, nel VI secolo divenne la florida capitale del ducato longobardo della Tuscia. Nel 773 cadde sotto il dominio carolingio e, in questo periodo, consolidò la posizione di rilievo conquistata nell’epoca longobarda, sviluppandosi grazie alle attività commerciali e alla produzione tessile (soprattutto di manufatti in seta) per la quale divenne celebre nell’intera Europa. Ma Lucca crebbe anche per la presenza del “Volto Santo”, un crocifisso ligneo detto quindi anche “Santa Croce”, antica opera medievale e simbolo veneratissimo della città, tuttora accolto nel Duomo di San Martino, che divenne meta di pellegrinaggi, facendo di Lucca una delle tappe principali sulla Via Francigena. Nella sua lunga storia la città ha mantenuto quasi sempre la propria indipendenza, prima come comune e poi come repubblica, a parte l’epoca della signoria di Castruccio Castracani e il periodo dopo la sua morte (1328) in cui, fra alterne vicende, subì anche la dominazione pisana, dalla quale si liberò nel 1369. Dal 1400 fino al 1430 Lucca fu governata da Paolo Guinigi, noto protettore di letterati e artisti prestigiosi come Iacopo della Quercia, l’autore del celeberrimo monumento funebre (1406-1408) a Ilaria del Carretto (la seconda moglie del Guinigi), conservato nel Duomo. Nel 1799 gli interessi franco-austriaci determinarono la definitiva caduta della “repubblica aristocratica”. E il 23 giugno 1805, su richiesta del senato locale, venne costituito il Principato di Lucca e Piombino, assegnato alla sorella di Napoleone Bonaparte, Elisa, e al marito Felice Baciocchi. Caduto Napoleone, il Congresso di Vienna decise di creare il Ducato di Lucca, su cui regnarono i Borbone Parma. Nel 1847 la città divenne parte del Granducato di Toscana e nel 1860 fu annessa al Regno di Sardegna. Lucca contiene ancora intatte tante delle caratteristiche tipiche dei tempi lontani. Dell’epoca romana, oltre a una parte delle mura, ci sono tracce nella Piazza Anfiteatro, che conserva la caratteristica forma ellittica chiusa, nel foro, che corrisponde all’attuale Piazza San Michele dominata dall’omonima chiesa romanica, ma soprattutto nell’intelaiatura del centro storico, le cui vie riflettono l’ortogonalità dell’insediamento romano impostato dal cardo e dal decumano, corrispondenti alle attuali Via Fillungo-Cenami e Via San Paolino-Roma-Santa Croce. Ai lati delle strade ci sono chiese, torri, campanili, palazzi, piazze monumentali, che evocano di volta in volta il Medioevo e il Rinascimento e sono spesso scrigno al loro interno di pregiate opere d’arte.

 

 

Principali punti di riferimento:
A – Basilica di San Frediano
B – Casa Puccini
C – Chiesa di San Michele
D – Complesso Conventuale di San Francesco (sede del Congresso)
E – Complesso di San Micheletto (sede della Fondazione Carilucca)
F – Duomo di San Martino
G – Le Mura urbane (sede dell’Opera delle Mura)
H – Museo Nazionale di Villa Guinigi
I – Orto Botanico
J – Palazzo Mansi
K – Palazzo Pfanner
L – Piazza Anfiteatro
M – Piazza Napoleone e Palazzo Ducale
N – Real Collegio
O – Torre Guinigi

 

Basilica di San Frediano
È uno dei più antichi luoghi di culto cattolico di Lucca e da essa, la sera del 13 settembre, parte la processione per la Santa Croce, in Duomo, già rappresentata ai primi del Cinquecento da Amico Aspertini, che in uno degli affreschi racconta proprio il “Trasporto del Volto Santo”. San Frediano sorge sui resti di una basilica del VI secolo fatta costruire dallo stesso Santo (vescovo di Lucca tra il 560 e il 588), ma la chiesa attuale è frutto delle trasformazioni successive di una riedificazione realizzata tra il 1112 e il 1147. È uno degli esempi più importanti del romanico toscano e presenta una facciata tripartita da lesene, con tre portali sobriamente decorati, completata nella parte superiore da un’ornamentazione a mosaico che rappresenta l’Ascensione di Cristo in una mandorla sostenuta da angeli, alla presenza degli Apostoli. L’interno, a tre navate, divise da colonne dai fusti e capitelli diversi e antichi, mantiene un aspetto ancora preminentemente medievale, nonostante i consistenti interventi che si sono succeduti nei secoli. L’affresco cuspidato che raffigura il “Martirio dei Santi Vincenzo, Stefano e Lorenzo” è una delle più antiche testimonianze della pittura medievale a Lucca. E c’è anche una delle testimonianze più significative della scultura romanica lucchese, che è il fonte battesimale. A partire dalla fine del Trecento i muri, le colonne e in particolare le cappelle di famiglia furono ricoperte di affreschi mentre aumentavano le commissioni per nuove pale d’altare. Nei primi decenni del XV secolo fu costruita e decorata la cappella della famiglia Trenta, per la quale Jacopo della Quercia realizzò un dossale d’altare in forma di polittico a cinque scomparti raffigurante la “Madonna col Bambino e Santi Orsola, Lorenzo, Girolamo e Riccardo” (1422).

 

Casa Puccini
Il 22 dicembre del 1858 nasceva a Lucca Giacomo Puccini, uno dei più grandi operisti di tutti i tempi. Aprì gli occhi nell’appartamento di Corte San Lorenzo 9. Qui egli venne anche battezzato il giorno dopo, con un’autorizzazione speciale, forse perché in pericolo di morte. È in questa casa che Giacomo vive gli anni felici dell’infanzia, fino alla morte del padre Michele nel 1864, e quelli dell’adolescenza e della prima giovinezza, durante i quali la madre Albina segue con determinazione la formazione di tutti i figli, nonostante debba fronteggiare una situazione economica assai difficile. Anche se nell’autunno del 1880 Giacomo si trasferisce a Milano per continuare gli studi al Conservatorio, sente comunque questa come la sua casa. Dopo la morte della madre, la casa viene data in affitto e poi venduta, al cognato Raffaello Franceschini, però con una clausola speciale che garantiva ai fratelli Puccini la possibilità di ricomprarla. Più di una volta, nelle sue lettere al fratello Michele, nel frattempo emigrato in Sud America, Giacomo rammenta: «pensa al riscatto della povera nostra casa a Lucca». È però soltanto dopo il grande successo di Manon Lescaut nel 1893 che Puccini può concretamente avvalersi della clausola speciale e, finalmente, il 21 settembre 1894 firma il contratto d’acquisto. Simonetta Puccini, figlia di Antonio, a sua volta unico figlio dell’artista, qualche anno fa ha ceduto la casa alla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, che ha acquisito anche tutti i mobili, gli arredi e i cimeli storici, dando poi il tutto in comodato, per 25 anni, alla Fondazione Giacomo Puccini, presieduta dal sindaco di Lucca. Dal 2011 Casa Puccini è stata riaperta al pubblico come Museo, per mostrare ricordi, documenti, ritratti e strumenti del Maestro. Tra questi, una ricca collezione di lettere scritte e ricevute dal compositore tra il 1889 e il 1915 e il pianoforte Steinway & Sons su cui fu composta, nella villa di Viareggio, Turandot.

 

Chiesa di San Michele
Riedificata per volontà di Papa Alessandro II tra il 1070 e la metà del XII secolo su strutture preesistenti, la Chiesa di San Michele è un’opera architettonica complessa, data la contrapposizione di diversi stili che hanno generato una basilica in stile gotico con motivi romanici. Si erge al centro dell’omonima piazza, che un tempo fu il foro romano e si presenta con una magnifica facciata del XIII secolo, opera dei maestri comacini. Con i suoi 4 metri di altezza, questa si staglia isolata sopra il tetto, mettendo in risalto intarsi e sculture, molti dei quali furono restaurati nel corso dell’Ottocento. La parte superiore della facciata si caratterizza per la forte verticalità e per la sovrapposizione di quattro logge su colonnine ravvicinate. Delle cornici a forte rilievo separano i diversi ordini di logge. Tutta la superficie è inoltre ricoperta da tarsie marmoree che accentuano il cromatismo della soluzione. Su tutto spicca la grande statua di marmo dell’Arcangelo Michele, con ali a lamine metalliche, nell’atto di distruggere un drago con una lancia. Il campanile, annesso sul braccio destro del transetto, è decorato a ogni piano da saldi archetti e presenta una terminazione ottocentesca, che sostituisce l’antica merlatura. All’interno della Chiesa, formato da tre navate, transetto e abside semicircolare, sono accolte importanti opere, fra cui la “Madonna col Bambino” in terracotta smaltata di Luca della Robbia, la tavola raffigurante “Quattro Santi” di Filippino Lippi, una croce lucchese del XII secolo.

 

Complesso di San Francesco
È il luogo dove si svolgono i lavori del XXIII Congresso Nazionale organizzato dall’Acri. La Chiesa ha una struttura ad aula unica, senza transetto, che si conclude in tre cappelle absidali, corrisponde alla tipologia dell’architettura mendicante in uso in Toscana nel Duecento. Qui, infatti, il primo insediamento di Francescani risale a prima del 1228, data in cui Perfetto di Graziano offrì al cardinale Goffredo da Castiglione, prete presso San Marco, un appezzamento di terreno con orto e annessa capanna, affinché i frati minori potessero erigervi la loro chiesa. L’area prescelta, nota come Fratta, si trovava appena fuori le mura duecentesche e già il 31 luglio dello stesso anno i lavori erano iniziati. Originariamente la chiesa venne dedicata a Santa Maria Maddalena e solo nel corso del Trecento all’Assisiate. Il primo cantiere sembra già terminato l’8 agosto del 1232 e nel 1253 si hanno le prime testimonianze della ripresa dei lavori per l’ampliamento e/o ricostruzione del complesso, che andarono avanti fino alla fine del XIII – inizio XIV secolo. Con il passaggio del Convento all’Osservanza francescana nel 1454, voluto fortemente dalla cittadinanza, ci fu un vero e proprio rifiorire del Complesso. Nel corso del XVII secolo, gli altari della chiesa furono progressivamente rifatti e l’aspetto attuale risale a quel periodo. Le finestre a bifora si devono invece a un restauro del 1844. Rispetto alla breve soppressione del periodo napoleonico, più grave e dannosa fu quella a opera del neoistituito Regno d’Italia, a partire dal 1862, che trasformò il convento in caserma e la chiesa in magazzino. Soltanto ai primi del Novecento la chiesa fu riaperta al culto e i Francescani ripresero possesso degli ambienti conventuali, a parte la porzione chiamata “Stecca”, adibita a caserma. Nel 2003 i Francescani lasciarono definitivamente il luogo. Il Complesso Conventuale di San Francesco, inizialmente acquistato dal Comune di Lucca, nel dicembre 2010 è stato interamente rilevato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, che ha provveduto al restauro. Oggi ospita la sede del Campus universitario Imt Alti Studi Lucca e si estende su una superficie di circa 12mila mq, di cui più della metà costituita da spazi a verde. Ha un’organizzazione compatta, basata sulla successione di tre chiostri e di un cortile che, con la chiara geometria su base quadrata, organizzano su due livelli tutto il Complesso. A piano terra i porticati, oggi in parte chiusi con diaframmi in cristallo, distribuiscono attorno ai giardini i percorsi pubblici che attraversano il convento e quelli che collegano gli spazi dell’istituto universitario. Al piano primo gli ampi deambulatori connettono le celle trasformate in uffici per docenti e studiosi e, in parte, grazie a interventi di allestimento, sono trasformati in spazi studio di diverso taglio per le varie esigenze dei ricercatori. L’estesa campagna di scavi e saggi stratigrafici che ha preceduto il restauro ha consentito di ritrovare frammenti di apparati decorativi di grande pregio, nonché varie sepolture fra cui quelle di tre donne, che i successivi studi antropologici e paleopatologici hanno identificato come i resti delle tre mogli di Paolo Guinigi, fra cui la bellissima Ilaria del Carretto. Né mancano codici e documenti. Fra questi un libro degli avvenimenti e della memoria lucchese, redatto alla fine del Seicento dal frate francescano Giovanni Francesco Biagi di Limano con il titolo “Annali del Convento di San Francesco cominciando dall’anno 1228 fino al 1699”. Una sorta di archivio di tutti i fatti che hanno percorso la città per secoli, che il frate francescano ha riportato con uno stile puntuale e asciutto, dopo aver confrontato notizie, documenti, luoghi comuni, dicerie e tracce di episodi realmente accaduti, elaborando con dovizia di particolari una commistione fra la tradizione popolare e orale e il giornalismo ante litteram.

 

Duomo di San Martino
In una zona in prossimità delle Mura si nasconde il Duomo, intitolato dal 1070 a San Martino. Affacciato su una piccola piazza, e tra edifici che si addossano, sorprende i visitatori con la sua architettura tipica: una facciata romanica in marmi policromi, costituita da un profondo portico terreno e tre ordini di loggette superiori, a cui si affianca un robusto campanile merlato, aperto progressivamente da monofore fino a quadrifore e ornato di archetti pensili. Secondo la tradizione fu fondato da San Frediano nel VI secolo, poi riedificato da Anselmo da Baggio vescovo della città e futuro Papa Alessandro II nell’XI, infine rimaneggiato tra il XII e il XIII secolo. All’interno, oltre al simulacro del vero volto di Cristo dipinto nel Crocifisso cosiddetto del Volto Santo, che è conservato in un tempietto opera dello scultore lucchese Matteo Civitali (1436-1502), e al monumento marmoreo di Iacopo della Quercia per Ilaria del Carretto, collocato nella Sagrestia, c’è una delle più alte creazioni della scultura romanica toscana: il gruppo del “San Martino a cavallo e il mendico”, realizzato da un artista lombardo-lucchese dei primi anni del XIII secolo. Non mancano, poi, affreschi e quadri, come la tempera su tavola del Ghirlandaio intitolata alla “Madonna in trono col Bambino e Santi” (1479), l’“Ultima Cena” (1592-94) del Tintoretto, un’“Adorazione dei Magi” (1598) di Federico Zuccari. Non lontano dal Duomo, in Piazza San Romano, c’è il Museo Italiano del Fumetto e dell’Immagine, che è ospitato nel prestigioso edificio dell’ex Caserma Lorenzini.

 

Le Mura urbane
Le Mura rinascimentali di Lucca sono un monumento simbolo della città, riconosciuto a livello mondiale per la bellezza artistica e il loro valore storico. Sono formate da 11 baluardi, 11 cortine e 12 tra porte e passaggi. Costruite tra il 1544 e il 1645 furono erette sui resti di mura precedenti, anche di epoca romana. Una testimonianza di questa lunga vicenda di rifacimenti e ampliamenti sono i sotterranei, presenti sotto otto degli undici baluardi. Non sono collegati tra loro e ognuno è diverso, per forma e dimensione, anche per le differenti epoche di costruzione. Nati, come tutta la fortificazione, per scopi militari e difensivi, i sotterranei servirono come deposito di materiali e ricovero dei cavalli; in caso di assedio, inoltre, consentivano ai soldati di uscire allo scoperto senza lasciare indifeso il baluardo, che rimaneva chiuso. Nell’Ottocento, Maria Luisa di Borbone volle trasformare la parte sommitale dei terrapieni in un passeggio pubblico alberato, di recente restaurato grazie anche alla Fondazione Carilucca. Gli interventi riguardano: la realizzazione di piste ciclabili, il rifacimento dell’asfalto e lo svecchiamento del sistema di illuminazione, ma soprattutto la ristrutturazione di alcuni edifici che sorgono lungo le Mura, riportati al loro antico splendore e adibiti a nuovi usi. Tra questi c’è la cosiddetta “Casa del Boia”, dotata di ascensore in modo da facilitare l’accesso alle Mura anche ai disabili, la Casermetta del Salvatore, destinata agli amanti dello sport all’aria aperta, e la Casermetta San Pietro. Altri interventi di recupero riguardano: Porta Santa Maria, il Baluardo del Salvatore e Porta Elisa, a cui ha contribuito anche la Fondazione Banca del Monte di Lucca.

 

Museo Nazionale di Villa Guinigi
Ospitato in un prestigioso palazzo nato come “residenza di delizie” per Paolo Guinigi nel XV secolo, esso si configura come Museo della città e del territorio, grazie a una delle più ricche e interessanti raccolte d’arte prodotte per Lucca (dall’VIII secolo a.C. al Settecento) da artisti lucchesi o stranieri operanti in città per la committenza ecclesiastica e laica. Al piano terra dell’edificio, nell’ala ovest, sono presentati manufatti pertinenti insediamenti etruschi risalenti all’VIII secolo a.C., reperti provenienti da Pozzi di Seravezza (VII-VI sec. a.C.) e il ricco corredo della tomba di Rio Ralletta (470 a.C.) con un magnifico cratere attico a figure rosse. Le ultime sale presentano, invece, oggetti in ceramica e frammenti architettonici provenienti da contesti pubblici e privati di epoca successiva. Al primo piano, l’esposizione spazia dall’Alto Medioevo al Romanico, con gli affreschi frammentari della chiesa dei Santi Giovanni e Reparata (V sec.), un prezioso nucleo di manufatti dell’VIII secolo, i raffinatissimi capitelli del IX secolo provenienti dalla Chiesa di San Giorgio di Brancoli, mentre al secolo successivo risalgono le sculture provenienti dalla fabbrica della Cattedrale. Nella seconda metà del XII secolo emerge da protagonista lo scultore Biduino, al quale si devono la “Madonna in trono col Bambino” e un capitello con protomi leonine. Del XIII secolo sono, invece, la Croce lignea del Berlinghiero e quella di Deodato Orlandi. Il grande salone centrale ospita affreschi staccati, ricche tavole a fondo oro e sculture di autori locali o forestieri attivi in città, a partire dal Gotico fino al Rinascimento. Da segnalare le raffinate figure scolpite da Giroldo da Como per San Frediano, la “Vergine col Bambino” di Tino di Camaino, il “Sant’Antonio abate” di Francesco di Vaidambrino, il “Cristo patiens” di Deodato Orlandi, i preziosi trittici di Spinello Aretino e Angelo Puccinelli. Nella sala successiva opere che testimoniano gli stretti rapporti nel Rinascimento fra Lucca e l’ambiente artistico fiorentino (due terracotte attribuite a Donatello raffiguranti la “Madonna col Bambino”). Il percorso espositivo prosegue con l’“Annunciazione” di un seguace di Memling, cinque ante lignee di bancone provenienti dalla sagrestia della Cattedrale di San Martino a Lucca, realizzate nella seconda metà del Quattrocento da Cristoforo Canozzi da Lendinara e, a seguire, diverse opere del maggiore artista lucchese del tempo, Matteo Civitali (“Annunciazione”, “Madonna col Bambino”, “Ecce Homo”, “Vir dolorum”). Nella grande sala successiva la “Croce astile” in oro realizzata da Francesco Marti e le tre pale d’altare di Michelangelo di Pietro Membrini, il più grande pittore lucchese del secolo XVI. Alle opere dei lucchesi Vincenzo Frediani e Zacchia da Vezzano sono accostati i lavori di due importanti artisti forestieri: Amico Aspertini, manierista bolognese cui si devono anche gli affreschi della Cappella Cenami in San Frediano, e Fra’ Bartolomeo, autore dei due dipinti di maggior prestigio dell’intera collezione museale. La sequenza della visita al primo piano del Museo si conclude con le splendide tarsie lignee (Ambrogio Pucci, 1522) e i solidi scranni intagliati provenienti dalla Cappella di Palazzo degli Anziani di Lucca, cui fanno da sfondo le tre tele di Giorgio Vasari realizzate nel 1543 e provenienti dalla chiesa di San Pier Cígoli o del Carmine. L’esposizione prosegue al piano terreno con opere del periodo della Controriforma. Da segnalare l’“Allegoria della libertà lucchese” di Paolo Guidotti, un artista di origini lucchesi poi trasferitosi a Roma, dove lavorò per il potente cardinale Scipione Borghese. Compiutamente barocche le opere di Giovanni Lanfranco e Guido Reni, ai quali si affiancano opere di Paolo Biancucci, esponente di spicco della scuola pittorica locale. Si documenta poi con ampiezza l’attività del maggior esponente della pittura ‘caravaggesca’ a Lucca, Pietro Paolini. Seguono tele dei lucchesi Girolamo Scaglia e Antonio Franchi, pittore di altissimo livello divenuto, a Firenze, il ritrattista ufficiale della corte medicea. L’ultima sala del Museo accoglie i dipinti di Giovan Domenico Lombardi, pittore dai toni eleganti e probabile maestro di Pompeo Batoni, il più celebrato pittore italiano della seconda metà del XVIII secolo.

 

Orto Botanico
L’Orto Botanico è il giardino più prezioso di Lucca. Si estende per due ettari nell’angolo sud orientale del centro storico e conserva collezioni viventi di piante, in un percorso di colori, suoni e odori che conduce in giro per il mondo, grazie alle specie provenienti da paesi lontani fino ai tesori della flora locale, come le camelie. Fondato nel 1820 da Maria Luisa di Borbone, duchessa di Lucca, l’Orto Botanico è un’istituzione scientifica nota in particolare per la collezione delle piante officinali, costituita da circa 500 specie provenienti dai diversi continenti e considerate dalla Fao di maggior uso presso le popolazioni locali, ma anche per le specie palustri legate alle principali zone umide della Toscana e dell’Italia centrale.

 

Palazzo Mansi
Composto da un nucleo principale costruito tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, accorpando in parte strutture più antiche, e da due ali perpendicolari, che risalgono all’Ottocento, mostra un apparato decorativo interno in stile barocco, in contrasto con l’austerità delle fattezze esterne; uno scalone, in un’unica rampa, si conclude al piano nobile in un loggiato aperto sul giardino. Dal 1977 Palazzo Mansi è il secondo Museo Nazionale di Lucca e le sue sale, arricchite di arredi originali e affreschi, accolgono importanti dipinti. Vi si trovano opere del Domenichino, del Veronese, di Rosa da Tivoli, alias Philip Roos, il “San Sebastiano” di Luca Giordano e “La continenza di Scipione” del Beccafumi. Ci sono poi ritratti dei Medici e il “Ritratto di giovinetto” del Pontormo, il “Ritratto virile” del Tintoretto, “San Giovanni Battista” del Ghirlandaio e i “Paesaggi” di Paul Bril. Interessanti sono anche il Salone delle Feste, decorato dal quadraturista Gian Gioseffo dal Sole, la cappella, che accoglie la “Madonna delle Ciliegie” del fiammingo Jan Gossaert, e la Camera degli sposi, fra i più importanti esempi del barocco toscano.

 

Palazzo Pfanner
A ridosso delle Mura, in Via degli Asili 33, attira lo sguardo Palazzo Moriconi Pfanner, il cui cortile “pare costruito per ospitare spettacoli, con la sua scalinata da teatro e l’atrio dal soffitto a volta che sfuma in lontananza nella piacevole vista di un fresco giardino verdeggiante” (André Suarès). Tant’è che qui sono stati girati vari film, fra cui Il Marchese del Grillo di Mario Monicelli (1981) e Ritratto di Signora di Jane Campion (1996). La sua costruzione fu avviata nel 1660 dai Moriconi, famiglia di mercanti della seta e membri dell’antico patriziato lucchese. Subentrarono i Controni e, a fine Ottocento, i Pfanner, dell’omonimo birrificio. I Controni affidarono all’architetto lucchese Domenico Martinelli (1650-1718) la realizzazione del maestoso scalone monumentale (completato intorno al 1686) e all’architetto messinese Filippo Juvarra (1678- 1736) la riqualificazione del giardino. All’interno si possono ammirare dipinti primo-settecenteschi, attribuiti a Bartolomeo De Santi e Lorenzo Castellotti, e pregevoli affreschi eseguiti, verso il 1720, da Pietro Paolo Scorsini, elaborati secondo i dettami della corrente pittorica “quadraturista”, in voga a Lucca a partire dall’ultimo decennio del Seicento, che amplificava gli spazi tramite l’utilizzo di elementi architettonici dipinti in prospettiva. Nel salone centrale del Palazzo è presente un’esposizione permanente di strumenti medico-chirurgici e antichi testi di medicina appartenuti a Pietro Pfanner (1864-1935), chirurgo, filantropo e sindaco di Lucca dal 1920 al 1922.

 

Piazza Anfiteatro
È un grande spazio ellittico, che coincide con quello circoscritto da un anfiteatro romano della seconda metà del I secolo d.C. e che nell’Ottocento fu trasformato in una moderna piazza, grazie al genio dell’architetto Lorenzo Nottolini, molto apprezzato dalla famiglia dei Borbone Parma. L’involucro antico, fatto di due ordini di 54 arcate su pilastri, che reggevano la cavea, fu abbandonato nel VI secolo e venne riconvertito nel Medioevo in case a schiera, che si adattarono allo stretto modulo romano con abitazioni monofamiliari su più piani. La serrata cortina edilizia perimetrale conserva tratti delle originarie arcate, ma solo la più bassa delle quattro porte a volta che danno accesso alla piazza ricalca esattamente una delle entrate originarie. All’esterno la Via dell’Anfiteatro ripercorre il profilo ellittico di questo scenografico vuoto, animato oggi da luoghi di ritrovo che ne ribadiscono una centralità urbana mai smarrita nei secoli.

 

Piazza Napoleone e Palazzo Ducale
Comunemente indicata come Piazza Grande, è la piazza principale di Lucca. Nel tardo Medioevo qui c’era la Fortezza Augusta, residenza di Castruccio Castracani; i resti del suo palazzo, demolito a furor di popolo nel 1370, furono restaurati da Paolo Guinigi per realizzare una nuova opera difensiva: la Cittadella di Lucca. Anch’essa, però, venne parzialmente distrutta nel 1429. Sulle sue ceneri fu successivamente innalzato l’attuale Palazzo Ducale o Palazzo Pubblico, che ospiterà la Serata di gala del XXIII Congresso Acri. Piazza Napoleone nacque per volontà di Elisa Bonaparte Baciocchi, ma la statua di Lorenzo Bartolini posta nel mezzo dell’ampio spazio non è in suo onore: rappresenta invece Maria Luisa di Borbone Parma (1843). Sotto la regia dell’architetto del Principato Giovanni Lazzarini e del francese Pierre-Theodore Bienaime, la piazza si sviluppò spianando le abitazioni, le poste, i magazzini del sale e perfino la Chiesa di San Pietro Maggiore, che si trovavano in quel luogo. L’idea era quella di dare maggior importanza e respiro al Palazzo Ducale, fulcro della vita pubblica ottocentesca e attualmente sede della Provincia e della Prefettura, ma anche del Museo del Risorgimento e dell’Istituto Storico Lucchese. Palazzo Ducale domina il lato occidentale della piazza e deve il suo aspetto odierno alla progettazione e al lavoro di Bartolomeo Ammannati, nel XVI secolo, e di Filippo Juvarra e del suo allievo Francesco Pini, nel XVIII. Mentre l’impianto generale dell’edificio, che si snoda attorno ai due cortili – il cortile principale e quello degli Svizzeri – è cinquecentesco, compresa la loggia con le serliane, la grammatica architettonica del corpo nord è totalmente settecentesca. Nella prima metà dell’Ottocento, al tempo del Ducato di Lucca, il palazzo venne ulteriormente arricchito, quando Maria Luisa di Borbone richiamò da Roma il giovane Lorenzo Nottolini. Architetto della Regia Casa dal 1818, Nottolini lavorò assiduamente per trasformare il palazzo in una reggia che rispondesse alle esigenze e ai gusti di una corte europea: emblematici sono il magnifico scalone d’accesso alla Sala degli Staffieri e la Galleria delle Statue, riccamente ornata di stucchi. Nel 1847 il palazzo entrò a far parte del patrimonio del Granduca di Toscana Pietro Leopoldo, che donò una nuova quadreria in sostituzione di quella dispersa da Carlo Ludovico di Borbone. Con l’Unità d’Italia Palazzo Pubblico divenne proprietà della corona sabauda e nel 1867 fu acquistato dall’Amministrazione Provinciale di Lucca alla cifra di 300.000 lire.

 

Torre Guinigi
Nell’area compresa tra Via Sant’Anastasio e Via Sant’Andrea si erge, in particolare sulla Via Guinigi, un compatto nucleo di palazzi e torri dalle linee trecentesche. Fra di esse spicca Palazzo Guinigi con la sua altissima Torre (44,25 metri, 225 gradini per arrivare in cima), in laterizi e pietra, coronata in cima da un giardino di lecci e simbolo assoluto della città. Ai primi del Trecento, Lucca andava fiera delle oltre 250 torri e dei numerosi campanili che la arricchivano. Quando la loro signoria si consolidò i Guinigi vollero ingentilire le loro severe dimore con una torre alberata, emblema di potere e di rinascita, già così rappresentata fin dal XV secolo; la Torre Guinigi la si trova, infatti, ornata dei suoi lecci in un’immagine contenuta nelle Croniche di Giovanni Sercambi. Appesi alle pareti interne, è possibile ammirare numerosi quadri raffiguranti scene di vita medievale e dalla sommità si vedono il centro storico, Piazza Anfiteatro e il paesaggio delle montagne circostanti: le Alpi Apuane a nord-ovest, gli Appennini a nord-est e il Monte Pisano a sud.

 

Le informazioni riportate in questo testo sono state tratte da: Toscana. Guida Rossa, Touring Club Italiano; www.comune.lucca.it; www.turismo.intoscana.it; ww.palazzoducale. lucca.it; www.puccinimuseum.org; it.wikipedia.org.