Parma accoglie il congresso

Il XXIV Congresso Nazionale delle Fondazioni di Origine Bancaria e delle Casse di Risparmio Spa si tiene a Parma. È una bella notizia per chi già conosce e ama questa città, ma anche per i molti che ne hanno solo sentito parlare come uno dei più bei centri della provincia italiana, con un’ottima qualità della vita. In queste pagine, oltre a raccontare i luoghi oggetto di visita per gli accompagnatori, intendiamo offrire a tutti i congressisti un piccolissimo affresco della città, toccando innanzitutto i luoghi in cui si svolgeranno i vari appuntamenti congressuali.

La Città e la Storia
Parma è la città dell’Antelami e del Lanfranco, di Verdi e di Toscanini, di Giovannino Guareschi e dei Bertolucci, di Bevilacqua e di Lucarelli, ma anche, pur nati altrove, del Correggio, di Paganini, di Giovanni Battista Bodoni, di Stendhal e di Zavattini, che l’hanno amata e resa famosa nel mondo. Qui la passione per la musica si coniuga con quella per le arti figurative e la gastronomia, l’imponenza “maschia” del Palazzo della Pilotta con i giardini alberati e i prati di violette, il ricordo della Buona Duchessa con quello delle donne che parteciparono alla resistenza, contribuendo alla liberazione della città che, per l’attività nella lotta partigiana durante la Seconda Guerra Mondiale, fu insignita della Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Parma è una città pianeggiante dell’Emilia Romagna, distesa fra due corsi d’acqua, il fiume Taro a Ovest e l’Enza a Est, quindici chilometri a Nord dalle prime propaggini dell’Appennino Parmense. È sede universitaria da oltre un millennio (962 d.C.) e dal 2002 accoglie l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa). Nel 2015 ha, inoltre, ricevuto il prestigioso riconoscimento di “Città creativa per la Gastronomia Unesco”. Ma Parma è nota al mondo soprattutto per le sue bellezze architettoniche: dal Battistero al Monastero di San Giovanni Evangelista, dalla Cattedrale di Santa Maria Assunta alla Basilica di Santa Maria della Steccata, dal Palazzo della Pilotta, con il Teatro Farnese e la splendida Galleria Nazionale, fino al Teatro Regio e l’Auditorium Paganini, dove si svolgono i lavori del XXIV Congresso Acri.
“Compatto, liscio, color malva e morbido”, così il nome Parma pareva a Proust. E, probabilmente, da qualcosa di liscio e compatto davvero deriva: lo scudo tondo utilizzato dall’esercito romano, che si chiamava appunto parma; oppure dai nomi di tribù che abitarono quei territori: Parmeal, Parmni o Parmnial. Due ipotesi conciliabili, se l’utilizzo di quello scudo circolare i Romani l’avessero appreso dalle popolazioni locali quando conquistarono la città, nel 182 a.C. Con il trascorrere degli anni, la fedeltà dimostrata da Parma nei confronti dell’Impero le valse il titolo di Augusta Parmensis. Mentre durante il breve periodo bizantino (539-568 d.C.), ebbe addirittura l’appellativo di “Crisopoli” (Città d’oro). Fu, però, con l’arrivo dei Longobardi, nel 593, che essa divenne la capitale di un ducato, centro militare e amministrativo in cui risiedeva una delle figlie del re Agilulfo. Nei secoli successivi Parma ebbe alterne vicende: conquistata dal Barbarossa, riottenne l’autonomia nel 1183, con la Pace di Costanza, per poi perderla di nuovo. Fu prima sottoposta al dominio milanese dei Visconti, dal 1346 al 1447, e poi degli Sforza. Seguirono i Francesi, da cui fu liberata nel 1521 grazie agli eserciti pontificio e spagnolo. Nel 1545 Papa Paolo III creò il Ducato di Parma, affidandolo al figlio illegittimo Pier Luigi Farnese, la cui famiglia mantenne il governo ducale fino al 1731. I Farnese fecero di Parma una piccola capitale, ricca delle opere di grandi artisti quali il Correggio e il Parmigianino: un faro culturale che si mantenne tale con i successivi sovrani, i Borbone-Parma, e poi la Duchessa Maria Luigia. Dopo l’abdicazione nel 1814 di Napoleone Bonaparte, che aveva annesso il Ducato alla Francia, trasformandolo in semplice dipartimento (Dipartimento del Taro), il Congresso di Vienna, che aveva ristabilito il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla, lo affidò temporaneamente a Maria Luigia d’Austria, sposa di Napoleone e figlia dell’imperatore Francesco I, che così divenne la nuova Duchessa della città. I Borbone -Parma riebbero il governo del Ducato nel 1847, tenendolo fino al 1859 quando scoppiò la Seconda Guerra di Indipendenza. Dopo l’Armistizio di Villafranca il Ducato fu annesso al Regno di Sardegna e da lì condivise la storia d’Italia.

I Luoghi del XXIV Congresso

Teatro Regio
Concerto di benvenuto – 6 giugno
Il Teatro Regio di Parma (Via Giuseppe Garibaldi, 16/a) nasce per volontà della duchessa Maria Luigia su progetto dell’architetto di corte Nicola Bettoli. Viene inaugurato il 16 maggio 1829 con Zaira, opera di Vincenzo Bellini su libretto di Felice Romani. Fin dalla sua inaugurazione il Teatro è testimone e protagonista dei cruciali cambiamenti che investono il melodramma durante l’Ottocento e il secolo successivo, dalla fine dell’epoca legata al nome di Rossini alla supremazia del repertorio verdiano, dall’apertura alle esperienze francesi e tedesche, all’estrema evoluzione in senso realistico dell’opera italiana con Mascagni, Leoncavallo e Puccini.
L’edificio è in stile neoclassico e la facciata è caratterizzata da un colonnato di ordine ionico e un’ampia finestra termale che si apre nella parte alta. All’interno, una scalinata porta alla Sala del Ridotto, dov’era il trono di Maria Luigia, che poteva accedervi direttamente dalle stanze del Palazzo Ducale. Il cuore del Teatro è la grande sala, con la platea, attorniata da quattro ordini di palchi e il loggione; è sovrastata dal soffitto dipinto da Giovan Battista Borghesi nel quale, disposti in cerchio intorno all’ “astrolampo”, il grande lampadario in bronzo dorato forgiato dalle officine Lacarrière di Parigi, stanno poeti e drammaturghi. Il sipario dipinto, che è uno dei pochi esempi di tal genere giunti fino a noi, è anch’esso opera del Borghesi: una popolata allegoria della Sapienza, con Minerva assisa in trono circondata da dèi, ninfe, poeti e muse, mostra, nelle sembianze della dea, il ritratto di Maria Luigia. È proprio al Teatro Regio che la città darà il benvenuto ai partecipanti al XXIV Congresso Nazionale organizzato da Acri, con un concerto in cui si esibiranno gli allievi del Conservatorio di Musica Arrigo Boito di Parma.

Fondazioni e Collezioni
Capolavori da vedere – 6 giugno
Le sedi delle Fondazioni locali, la Cariparma e la Monteparma, ospitano splendide collezioni d’arte. Il prestigioso palazzo storico, in centro città, sede della Fondazione Monteparma (Via Farini, 32/a) è un vero e proprio spazio culturale, luogo vivo d’incontro e di sperimentazione. Una parte delle aree espositive è dedicata all’allestimento di mostre temporanee d’arte contemporanea, mentre altri spazi valorizzano il vasto patrimonio artistico della Fondazione che, oltre a opere di pittori di origine parmigiana quali Amedeo Bocchi e Renato Vernizzi, vanta capolavori di Parmigianino e Agostino Carracci, così come di importanti nomi del Novecento, quali Giorgio Morandi, Pietro Cascella, Umberto Lilloni, Latino Barilli, Filippo De Pisis, Pinuccio Sciola, Carlo Mattioli.
La sede della Fondazione Cariparma (Strada al Ponte Caprazucca, 4) è a Palazzo Bossi Bocchi, che ripropone gli ambienti tipici della casa borghese ottocentesca parmigiana. Si è qui cercato di ricostruire, anche con arredi originali, i contesti in cui erano ospitate molte delle collezioni esposte, che raccontano la storia e il gusto della città. Si tratta di opere di artisti parmensi o stranieri che hanno lavorato per il Ducato fino all’epoca post-unitaria. Si va dallo splendido autoritratto a penna di Parmigianino, passando per la caravaggesca tela di Lanfranco e le padane nature morte di Boselli, ai ritratti farnesiani e borbonici, al prezioso ciclo pittorico di Giambattista Borghesi, fino a testimonianze del Novecento soprattutto locale, con lo straordinario Leopardo assalito da un serpente di Ligabue, le vedute di Bruno Zoni e quelle di Goliardo Padova.
I partecipanti al Congresso Acri potranno visitare le sedi delle due Fondazioni nella serata di mercoledì 6 giugno dalle 20 alle 23, mostrando il badge di accredito all’entrata. Sono previste visite guidate.

Auditorium Paganini
Sede dei lavori congressuali – 7 e 8 giugno
Progettato da Renzo Piano e inaugurato nel 2001, rappresenta uno straordinario intervento di ridisegno di una storica area industriale. Dal 1899 al 1968 ha, infatti, ospitato, uno dei principali stabilimenti dello zuccherificio Eridania e oggi è dedicato al musicista che Maria Luigia volle a capo dell’Orchestra Ducale nel 1836. Dunque, un luogo che, pur cambiato, è comunque in armonia con le caratteristiche identitarie di Parma, prima con l’agroalimentare e oggi con la musica. Forse anche per questo è un luogo particolarmente adatto ad accogliere il XXIV Congresso Acri, che si intitola “Identità e Cambiamento”. Esso sorge all’interno di un vasto parco urbano intitolato a Falcone e Borsellino (ingresso da Via Toscana, 5/a), con cedri del Libano, querce e platani che fanno da sfondo alla grande sala congressuale. Piano ha reinventato gli spazi conservando gli spessi muri laterali della fabbrica, ma contrapponendo loro pareti trasversali interamente a vetrate, che annullano i confini tra spazio artificiale e spazio naturale: una suggestione che anima l’intero progetto. Pannelli acustici in vetro e legno distribuiscono il suono in tutti i punti della sala, il controsoffitto riflette l’energia sonora e svolge funzioni assorbenti.

Palazzo della Pilotta
Serata di gala – 7 giugno
È il simbolo del potere ducale dei Farnese e oggi un complesso monumentale unico (Piazza della Pilotta, 3), che accoglie al suo interno il Teatro Farnese, la Galleria Nazionale di Parma, il Museo Archeologico Nazionale e la Biblioteca Palatina. Il suo nome deriva dal gioco della pelota basca, praticato dai soldati spagnoli nel cortile del Guazzatoio, originariamente detto appunto della pelota. L’insieme degli edifici si sviluppa, infatti, in tre cortili, chiamati rispettivamente di San Pietro Martire (oggi detto della Pilotta), del Guazzatoio (originariamente detto “della pelota”) e quello detto della Rocchetta. Intorno ad essi originariamente trovavano posto un gigantesco Salone, una grande scuderia, le abitazioni degli stallieri, il maneggio, la stalla dei muli, la rimessa per le carrozze, il guardaroba, la Sala dell’Accademia e una serie di gallerie a delimitare, appunto, i grandi cortili: un insieme, cioè, di costruzioni che conteneva i servizi che affiancavano la vera residenza dei signori di Parma che era vicino a Palazzo Ducale. Costruito a partire dalla seconda metà del XVI secolo attorno alla Rocchetta viscontea, il Palazzo della Pilotta accolse molto presto la biblioteca e la quadreria ducale. Successivamente Guillaume du Tillot, ministro di Filippo di Borbone, riprese a valorizzarne la funzione di contenitore culturale, allocandovi la quadreria dell’Accademia di Belle Arti (1752), i reperti provenienti dagli scavi di Veleia (1760) e le ricche collezioni librarie (1761), in pratica i nuclei originari delle attuali raccolte d’arte, sorte nella prima metà del XIX secolo e ancora oggi ospitate nel Complesso. Al primo piano del Palazzo della Pilotta, oltre un portone monumentale in legno dipinto, sormontato da una corona ducale, si trova, infine il Teatro Farnese: un ambiente ligneo spettacolare, che evoca la fastosa vita di corte dei Duchi Farnese. Quasi del tutto distrutto dalle bombe del 1944 è stato perfettamente ricostruito e oggi ci restituisce una delle più straordinarie architetture teatrali del Seicento.
Il Palazzo della Pilotta ospiterà la Serata di gala del XXIV Congresso, giovedì 7 giugno.

Monastero di San Giovanni Evangelista
Pranzo di saluto – 8 giugno
È un complesso benedettino nel centro storico di Parma (Piazzale San Giovanni, 1), le cui origini risalgono al X secolo. La Chiesa fu ricostruita da Bernardino Zaccagni fra il 1498 e il 1510. La facciata in marmo bianco, disegnata da Simone Moschino e oggi splendidamente restaurata con il contributo della Fondazione Cariparma, è pienamente barocca, come il campanile aggiunto nel 1613 per opera dell’architetto parmigiano Giovanni Battista Magnani. La Chiesa è celebre per i numerosi affreschi del Correggio, che arricchiscono l’interno a croce latina, con tre navate e sei cappelle aperte sui lati. Ci sono anche interessanti lavori giovanili del Parmigianino e particolarmente belli sono i colonnati. A sinistra dell’edificio c’è l’ingresso al Monastero dei Benedettini, con bei chiostri, una ricca Biblioteca e una storica Spezieria, la cui esistenza è documentata fin dal 1201. Rimase funzionante fino al 1766 e nei documenti d’epoca è definita come una vera e propria azienda “leader nel settore”. La Spezieria si compone di tre sale: la Sala del Fuoco, dove venivano accolti i clienti e venduti i prodotti; la Sala dei Mortai, dove i monaci pestavano le spezie; la Sala delle Sirene, che presenta una raccolta di documenti di illustri maestri parmensi della medicina e della farmacopea; inoltre dalla Sala del Fuoco si accede a un piccolo locale dotato di pozzo, dov’erano riposti gli strumenti usati per la preparazione dei medicamenti. La Biblioteca di San Giovanni, voluta dall’abate Stefano Cattaneo da Novara, uomo di chiesa estremamente colto, è un vero e proprio gioiello rinascimentale. Conta più di 40.000 volumi, accolti in una magnifica sala decorata nel 1574 da Giovanni Antonio Paganino e da Ercole Pio; si divide in tre navate, con cinque file di colonne ioniche che sorreggono il soffitto composto da diciotto volte a tutto sesto, ricche di immagini che presentano un vasto e complesso panorama della sapienza umana nel suo sforzo di ricerca della verità. I Chiostri del Monastero di San Giovanni ospiteranno il Pranzo si saluto, a conclusione del XXIV Congresso, venerdì 8 giugno.

Conservatorio di Musica Arrigo Boito
Gli Allievi protagonisti dei concerti del 6 e del 7 giugno
Il Conservatorio di Musica Arrigo Boito di Parma, Istituto di alta cultura, è sede primaria di formazione, specializzazione, ricerca e produzione, nonché di definizione, costruzione e aggiornamento delle specifiche figure professionali di grado superiore nel settore artistico-musicale. In occasione del XXIV Congresso Nazionale delle Fondazioni di Origine Bancaria e delle Casse di Risparmio Spa è partner di Acri nella progettazione dei due principali momenti di intrattenimento culturale della manifestazione, interpretati dai migliori allievi del Conservatorio. Gli allievi della Scuola di Canto e Teatro musicale offriranno, infatti, il concerto di benvenuto al Teatro Regio la sera di mercoledì 6 giugno; quelli di Musica antica quello di giovedì 7 giugno al Teatro Farnese, all’interno del Palazzo della Pilotta. Nel programma della prima serata arie operistiche di Verdi e Rossini; in quello al Teatro Farnese una Serenata di Bernardo Sabadini, maestro di cappella dei Farnese, riscoperta e riproposta per la prima volta in epoca moderna.
Il Conservatorio ha una storia più che centenaria: nasce infatti come scuola di canto e poi di musica, voluta dalla duchessa Maria Luigia, che nel 1818 decide di far impartire lezioni di canto ad alcuni orfani dell’Ospizio delle Arti, presso l’ex-Convento del Carmine. Il 18 dicembre 1888 la Regia Scuola di Musica viene trasformata in Conservatorio, accanto a quelli di Milano, Napoli e Palermo. Giuseppe Verdi seguì da vicino la fase di consolidamento del nuovo Conservatorio; Arrigo Boito ne fu direttore onorario. La scuola era già famosa nell’Ottocento per l’ottima preparazione impartita agli allievi, abituati a suonare in gruppo e in orchestra, e quindi pronti a intraprendere grandi carriere come solisti o in orchestra. Qui si formarono Arturo Toscanini e Ildebrando Pizzetti, due protagonisti della scena musicale del Novecento. Allo stesso modo oggi il Conservatorio vanta ex-allievi famosi in tutto il mondo, come i componenti del Trio di Parma, e continua a formare giovani artisti destinati a prestigiose carriere.

Giovedì 7 giugno 2018

Mattinata in Città

Basilica di Santa Maria della Steccata
Strada Giuseppe Garibaldi, 5
È una splendida chiesa rinascimentale, che custodisce un’altrettanto splendida sagrestia, edificata tra il 1665 e il 1670. Questa è rivestita da imponenti armadi in noce, intagliati da Giovanni Battista Mascheroni, dove sono riposti antichi e preziosissimi argenti e paramenti sacri; è inoltre arricchita da un magnifico altare dorato, da cui si innalza la pala raffigurante la Sacra Famiglia dipinta nel 1607 dal pittore fiammingo Giovanni Sons. La Basilica fu realizzata a partire dal 1521 a spese del Comune, per custodire meglio un’immagine miracolosa della Madonna Allattante, che dalla fine del XIV secolo era collocata sul muro di un piccolo oratorio, innanzi al quale era stato realizzato uno steccato di protezione. L’edificio è impostato su una pianta a croce greca con i bracci disposti sugli assi cardinali e chiusi da quattro grandi absidi simmetriche, tra le quali sorgono cappelle quadrangolari da sempre destinate al culto. L’interno è ornato da affreschi di scuola piemontese: inizialmente i lavori vennero affidati al Parmigianino, che però riuscì a realizzare solo i pregevolissimi affreschi del sottarco orientale con Tre vergini savie e tre vergini stolte. Vennero proseguiti da Michelangelo Anselmi, che dipinse l’Incoronazione della Vergine nel catino absidale orientale (su disegno di Giulio Romano), e da Bernardino Gatti, che affrescò con l’Assunzione di Maria la cupola, realizzata tra il 1526 e il 1527 da Antonio Sangallo il Giovane. La Basilica conta anche una cripta, costruita nel 1823 per conservare i sepolcri dei duchi e dei principi delle famiglie Farnese e Borbone, secondo il volere di Maria Luigia d’Austria.

Camera di San Paolo
Via Macedonio Melloni, 3
Interamente affrescata dal Correggio, è considerata uno dei più grandi e preziosi capolavori del maturo rinascimento italiano. L’artista ha creato l’illusione di un pergolato a festoni di frutta sostenuti da nodi di nastri, coperto da una volta a ombrello divisa in 16 spicchi da cordonature tardo gotiche. Putti, figure mitologiche, cani, trofei e una Diana Cacciatrice sul suo carro attorniano il visitatore, come protagonisti di un’allegoria che travalica la semplice rappresentazione di una scena venatoria. La Camera si trova nell’appartamento delle badesse di un ex monastero delle Benedettine di San Paolo e a commissionarlo nel 1514 fu Giovanna da Piacenza, sotto il cui priorato il convento visse un’intensa stagione culturale, prima che le autorità religiose e civili riuscissero a reprimere i fervori mondani e intellettuali nei conventi, imponendo la regola della clausura.

Museo Glauco Lombardi
Strada Giuseppe Garibaldi, 15
Situato nello storico Palazzo di Riserva, il Museo Glauco Lombardi il primo giorno dei lavori del Congresso ospita la colazione degli Accompagnatori. È un vero e proprio invito a pranzo da parte di Maria Luigia, perché il Museo è soprattutto dedicato alla Duchessa e alla sua vita personale. Accoglie, infatti, abiti, monili, immagini, ricami e acquerelli da lei eseguiti, i suoi diari, ma anche la farmacia da viaggio e la cassetta da pesca; perfino gli arredi sono i suoi. Esso nasce dalla ricchissima collezione privata di Glauco Lombardi, l’antiquario e giornalista di Colorno che, nel 1934, riuscì ad acquistare dal conte Giovanni Sanvitale, pronipote di Maria Luigia, numerosi oggetti a lei appartenuti. Le sale ospitano anche numerose altre testimonianze dell’epoca dell’Impero francese: dai ritratti ufficiali ai pregiati vetri e porcellane, alle spade di Napoleone.

Pomeriggio alle Corti di Pianura

Labirinto della Masone
A 20 chilometri da Parma
Appartiene a Franco Maria Ricci, editore, designer, collezionista e bibliofilo. In questo luogo d’elezione, con gli architetti Pier Carlo Bontempi, che ha disegnato gli edifici, e Davide Dutto, che ha progettato il parco, Ricci ha realizzato una nuova corte di pianura, dove insieme alle sue collezioni accoglie il labirinto più grande del mondo, con oltre 20.000 piante e circa 20 specie di bambù. Luogo di cultura, il Labirinto della Masone, oltre alla Casa editrice FMR, ospita una vasta biblioteca, una straordinaria raccolta bodoniana e l’eclettica collezione d’arte del proprietario, che va dalla scultura del Seicento a quella neoclassica, da nature morte con teschi a busti e ritratti d’epoca napoleonica, alla pittura romantica e popolare ottocentesca, fino alle eleganze di epoca Déco; con artisti dallo stile forte che coabitano con pregevoli interpreti minori.

Rocca Meli Lupi di Soragna
A 35 chilometri da Parma
Edificata nel 1385 dai marchesi Lupi, si presenta a pianta quadrata, con quattro torri ai lati e una quinta al centro della facciata principale rivolta a Sud, a cui si accede da un ponte in muratura che ha sostituito il levatoio. Tuttora la circonda un bellissimo parco romantico, ricco di specie arboree e distese di viole. A metà del Cinquecento, da rocca difensiva si trasformò in una sfarzosa dimora principesca, oggi considerata una delle dimostrazioni più preziose del Barocco, per il pregio degli affreschi, di Baglioni e Bea, e degli stucchi dei fratelli Bibiena, ma anche degli arredi e degli sfarzosi intagli rivestiti d’oro zecchino. C’è una Sala delle Armi, una lunghissima galleria affrescata e un oratorio del 1623, con il gotico sepolcro di Ugolotto Lupi (1351) e un rilievo marmoreo dell’Ecce Homo, opera del 1470 dell’Amadeo. Il Castello è tuttora abitato dal principe Diofebo Meli Lupi di Soragna.

Rocca Sanvitale di Fontanellato
A 25 chilometri da Parma
È un maniero a pianta quadrata di epoca medievale interamente circondato da un fossato con acqua. La sua edificazione risale al 1124, quando per volontà del marchese Pallavicino venne eretta la prima torre e subito dopo il mastio centrale, usato anche come porta d’ingresso. Nel 1378 passò sotto il dominio dei Sanvitale, a cui appartenne fino al 1948, quando fu ceduto al Comune. All’interno della Rocca è ancora intatto l’appartamento nobile della famiglia, che racchiude uno dei capolavori del manierismo italiano: la Camera Picta, ovvero la saletta di Diana e Atteone affrescata nel 1524 da Francesco Mazzola, meglio conosciuto come il Parmigianino. Il mito è narrato in una serie di 14 lunette, che sovrastano una cornice in legno laccato e decorato in oro, contenente una scritta presa della Metamorfosi di Ovidio, e costituiscono la base della volta, decorata con putti posti sullo sfondo di un fitto pergolato, bucato da un cielo azzurro con al centro uno specchio contornato dalla scritta “respice finem” (osserva la fine). Le sale al pianterreno ospitano una pinacoteca che conserva ritratti dei Sanvitale, dei Farnese e una Madonna con Bambino e i Santi della scuola di Jean Sons. Inoltre, in un’apposita ala del Castello da marzo 2015 è visibile lo Stendardo della Beata Vergine di Fontanellato, un drappo in damasco rosso lungo 5 metri e alto 4, datato tra il 1654 ed il 1656. La sua forma e gli anni dell’esecuzione fanno pensare a un suo utilizzo come bandiera di nave – una Galera – capitanata da un nobile Sanvitale che ha solcato il Mar Mediterraneo durante la guerra di Candia, come attestano alcuni documenti. Nella Rocca Sanvitale di Fontanellato è visitabile l’unica Camera Ottica in funzione in Italia.

o in alternativa alla Certosa e alla Reggia

Abbazia di Valserena
A Paradigna, 10 chilometri da Parma
Conosciuta anche come Certosa di Paradigna, l’Abbazia di Valserena è uno dei più qualificati esempi di cultura cistercense, con l’abside quadrata, la navata centrale molto più ampia delle laterali, il tiburio poligonale all’incrocio della navata col transetto, arricchito da cappelle. Un profilo architettonico dalla grande potenza evocativa, che si è rafforzata con l’ipotesi che a quest’abbazia si sia ispirato Stendhal nel romanzo La Certosa di Parma, del 1838. Il complesso fu costruito, a partire dal 1298, dai cistercensi dell’Abbazia di Chiaravalle della Colomba, autorizzati da Papa Bonifacio VIII. Fu ampliato e rimaneggiato più volte, anche se l’edificio, dalle dimensioni importanti, conserva tuttora l’impianto originario a croce latina. I monaci si erano insediati in queste terre sul finire del XIII secolo, bonificandole e trasformandole. Vi rimasero fino al 1810, quando con la soppressione napoleonica in più di 500 dovettero abbandonarle. La chiesa fu sconsacrata e destinata a vari usi (sede di guarnigione militare, fabbrica di conserve, ecc.), fino a quando non è stata restaurata, verso la fine del Novecento, recuperando completamente gli spazi monastici. Nell’abside sono rimasti alcuni brani di affreschi cinquecenteschi, tra cui un’Adorazione del Bambino di Alessandro Araldi, mentre quelli della volta erano stati eseguiti nel 1580 da Cesare Baglione. In passato, all’interno della chiesa erano presenti diversi dipinti e un pregevole altare maggiore. Dopo la sconsacrazione tutte le opere d’arte furono trasferite all’Accademia di Belle Arti di Parma. Dal 2007 nell’Abbazia ha sede il CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, che raccoglie opere di arte, fotografia, moda, progetto e spettacolo.

Reggia di Colorno
A 17 chilometri da Parma
È una maestosa Reggia Ducale, una delle più sontuose della famiglia Farnese. L’assetto attuale è frutto di numerosi interventi che hanno trasformato un’iniziale rocca quadrilatera in residenza. Tra il 1712 e il 1727 Francesco Farnese ne fece ridisegnare le fronti da Ferdinando Bibiena, con quattro torri angolari. Le dimensioni e la struttura sono monumentali, con corti, cortili e oltre 400 sale, arredate a metà Settecento in stile Luigi XV. Le pregevoli collezioni d’arte e molti degli arredi, però, vennero dispersi dopo l’Unità d’Italia, finendo nelle residenze reali di Torino, Firenze e Roma; peraltro gli spazi del piano nobile, di epoca borbonica, mantengono tuttora una grande suggestione. Le dimensioni ridotte delle stanze, in linea con il gusto francese del tempo, e i raffinati decori conferiscono agli ambienti un carattere di intimità, enfatizzato da grandi camini in marmo, pavimenti policromi elegantemente intarsiati, slanciate porte a due battenti con serrature in bronzo cesellato e dorato, finestre poste in profondi vani a volta, ricche “boiseries” alle pareti. In questi stanze abitarono personaggi importanti come i Sanseverino, i Farnese, i Borbone e Maria Luigia d’Austria. Uno splendido giardino incornicia il palazzo, al quale è unito da uno scenografico scalone, ideato da Ennemond Petitot. Originariamente all’italiana, il giardino fu poi effettivamente realizzato alla francese, con una forte simmetria delle aiuole sottolineata dalla posizione delle fontane, come quelle scolpite in marmo da Giuliano Mozzani. Infine con Maria Luigia esso acquisì le caratteristiche del parco romantico, ispirato al più spontaneo esprimersi della natura. Alle spalle del palazzo a fine Settecento fu edificata la Cappella di San Liborio, il cui arredo ligneo, soprattutto del coro, è un notevole esempio di ebanisteria locale del Settecento.

Venerdì 8 giugno 2018

Mattinata in Città

Cattedrale di Santa Maria Assunta
Piazza Duomo
Il Duomo di Parma è un luogo d’arte, di storia e sacralità da oltre novecent’anni, dedicato a Maria Assunta in cielo. Qui sono conservati bassorilievi di Benedetto Antelami, testimonianze dell’arte romanica e grandiosi affreschi del Correggio. Fu edificato a partire dal 1074 dal vescovo Càdalo (l’antipapa Onorio II) a seguito dell’incendio che aveva distrutto una precedente basilica paleocristiana, mentre il campanile, alto più di 65 metri, con in cima una copia dell’Angelo d’oro (Arcangelo Raffaele, 1294) presente all’interno della cattedrale, fu realizzato per volontà del vescovo Obizzo Sanvitale alla fine del XIII secolo. La facciata, in arenaria, è a capanna ed è attraversata da tre ordini di loggette ad arcate cieche, l’ultimo dei quali non è orizzontale come gli altri, ma segue l’andamento del tetto. L’ingresso è valorizzato da un protiro con due grandi leoni stilofori, scolpiti nel 1281 da Giambono da Bissone; sono uno bianco e uno rosso, a simboleggiare la duplice natura divina e umana di Gesù Cristo. L’interno si sviluppa su una pianta a croce latina divisa in tre navate, affiancate da cappelle laterali, successive al corpo principale. Bellissimi sono i capitelli sui pilasti della navata centrale decorata da affreschi di Lattanzio Gambara, che trattano della vita di Cristo e avvenimenti del Vecchio Testamento. Nella parte destra del transetto è collocata la Deposizione dell’Antelami (1178), che è uno dei più alti esempi di scultura romanica, con influssi provenzali. Al centro del presbiterio, sopra l’altare, si apre la profonda cupola con l’Assunzione della Vergine, affrescata dal Correggio tra il 1526 e il 1530.

Battistero
Piazza Duomo
È un grande ottagono in marmo rosa di Verona progettato dall’Antelami, che realizzò la decorazione plastica di questo monumento, emblematico del passaggio dal romanico al gotico. Gli elementi che lo compongono sono tutti ancora romanici, ma la loro disposizione è completamente originale: sono caratteristiche tutte tipicamente gotiche lo sviluppo verticale, il senso del ritmo, le elaborate proporzioni. Iniziato nel 1196, il Battistero fu consacrato nel 1270, ma definitivamente completato in altezza solo nel 1307. Si sviluppa verso l’alto in quattro ordini di logge architravate, sovrastati da una galleria ad archetti ciechi, una balaustrata e pinnacoli di coronamento. Al pian terreno su tre facciate si aprono portali strombati con archi a tutto sesto, mentre sugli altri lati si trovano archi ciechi, grandi quanto un portale, con al centro delle colonnine. Le lunette dei portali, probabilmente di mano dell’Antelami, alludono alla salvezza umana tramite il battesimo. Magnifico è anche l’interno, con una peculiare cupola a ombrello, divisa da sedici nervature disposte a raggiera che si diramano dall’apice della chiave di volta, che fu affrescata da maestranze padane influenzate da modelli bizantini.

Palazzo e Parco Ducale
Viale Piacenza
L’originario disegno cinquecentesco ideato dal Vignola per Ottavio Farnese permane solo nel corpo centrale di un palazzo ormai settecentesco, dopo la trasformazione operata da Ennemond Petitot. Esso racchiude sale con affreschi di scuola manierista e decorazioni a stucco. Oggi ospita il Comando Provinciale dei Carabinieri di Parma e una delle sedi del Ris. Contiguo al Palazzo c’è il Parco Ducale o semplicemente Giardino. Con i suoi circa 20 ettari costituisce uno dei rari esempi rimasti all’interno di una città europea di parco principesco.

Le informazioni riportate in questo testo sono state tratte dai siti internet dei luoghi illustrati e da www.beniculturali.itturismo.comune.parma.itit.wikipedia.orgwww.castellidelducato.it, nonché dalla Guida di Parma e provincia del Touring Club Italiano.